Lo spazio orizzontale
L’attenzione al rapporto tra forma e contenuto caratterizza il lavoro di Angelo Cucciarelli negli aspetti più intimi ed essenziali. Scultore di lunga esperienza, affronta la materia cercandone il senso arcaico, rivolgendosi alla sapienza degli antichi con l’ambiziosa intenzione di rievocare un tempo lontano. La sua opera è nota per l’attinenza alla scultura, soprattutto con materiali lignei, linguaggio che da sempre lo contraddistingue e sul quale ha fondato l’intera sua ricerca. Scultura
povera, minimalista, le cui forme traggono origine dalla concretezza della vita e per questo composta da volumi solidi, ben piantati a terra. Eppure in questi lavori si trova spesso qualcosa di esile, un certo senso di ambigua leggerezza: elementi basculanti, oggetti sospesi a cavi d’acciaio, parti mobili per il cui spostamento è sufficiente il soffiare del vento. Non viene meno il peso generale, nemmeno la matrice plastica d’insieme, si percepisce tuttavia una sorta di necessità liberatoria, la voglia in qualche modo di elevarsi su piani di fantasia rigenerante.
I
Questa spinta verso una lavorazione del legno protesa al favolistico sembra interessare Cucciarelli nella sua più recente produzione. Non si tratta più di scultura, ma di opere materiche prossime alla pittura, eppure il legno con cui sono realizzate tradisce quella primaria inclinazione. Si scorgono paesaggi, linee sinuose che inducono allo sguardo orizzontale, smisurato e dilagante. Un senso di apertura, quasi a voler abbracciare un territorio che è poi quello amato e vissuto sulle montagne di Curasci, dove da tempo si ritira e in cui nel 2019 ha dato vita a un vero e proprio parco sculture con opere pensate e realizzate per il luogo. In alto, lontano dai rumori della società, a contatto con l’anima pura delle popolazioni umbre che su questi monti, al confine tra Umbria e Marche, impiantarono i primi segni della civiltà.
Ma c’è anche qualcosa che richiama la giocosità fanciullesca, un vivere l’arte con lo spirito libero e creativo, svincolato dalla concretezza del presente e piuttosto orientato a meravigliare e meravigliarsi. Queste tavole di Cucciarelli seducono lo sguardo, invogliano al contatto, sorridono alla vivacità del legno trattato come materia leggera e giocosa, ma non mancano di presentare elementi tipici del suo lavoro. Ci si riferisce a certi aggetti, momenti in cui la materia esce dal quadro, tentando di ribadire la sua origine scultorea in dialogo con lo spazio.
Ed è ancora il tema dello spazio a prender campo, quello orizzontale appunto, tipico degli altopiani, dove la verticalità della montagna si estende verso l’orizzontalità del paesaggio. A Curasci lo sguardo si allarga verso le vette dei Sibillini, così l’opera di Cucciarelli, normalmente tesa allo spazio verticale della scultura, conquista un’orizzontalità inaspettata, conciliando un’approssimarsi alla pittura pur senza rinnegare i connotati più schietti del suo linguaggio. Pittura di volumi e di orizzonti, dove le geometrie che autonomamente vivono nella scultura si intersecano con l’attinenza al disegno, un recupero intimo, un desiderio imprescindibile per ogni artista: quello di vivere liberamente l’avventura creativa distendendo lo sguardo e la mente verso una liricità emotiva e avvolgente. (Andrea Baffoni)
La biografia di Angelo Cucciarelli
Angelo Cucciarelli (Foligno 1937)
Diplomato all’Istituto d’arte s’iscrive all’Accademia di Belle Arti di Perugia, dove studia sotto il magistero di Romeo Mancini e di Dante Filippucci; l’incontro con quest’ultimo si rivelerà fondamentale sia per l’esperienza umana ed artistica che professionale. L’artista perugino lo invita, infatti, ad insegnare nell’istituenda scuola d’arte di Gubbio. Terminata l’accademia, che nel 1978 lo nominerà accademico di merito. Comincerà per Cucciarelli un periodo di riflessione critica sulla propria e identità di artista e formazione accademica. E’ in questo momento che entra in contatto con il gruppo di artisti protagonisti di una delle pagine più memorabili della storia della città di Spoleto (‘’il Gruppo di Spoleto’’). Il clima culturale è in fermento, sono infatti gli anni delle prime edizioni del Festival dei Due Mondi e del premio Spoleto, cui Cucciarelli partecipa nel 1966. Si lega quindi in amicizia a Giuseppe De Gregorio, Piero Raspi e Bruno Toscano. Grazie all’intermediazione di quest’ultimo incontra Leoncillo, che non mancherà di apprezzare l’entusiasmo del giovane scultore. Questo incontro ha luogo nel 1968 pochi mesi prima della scomparsa dell’artista spoletino, lascerà un’impronta indelebile nella sua formazione. A casa di Leoncillo Cucciarelli ha l’opportunità di conoscere altri importanti artisti, come Capogrossi e Colla. Nel 1962 è chiamato a insegnare ‘’Plastica’’ presso l’Istituto d’Arte della città dove successivamente ricoprirà il ruolo di direttore. L’ingresso nella scuola di Spoleto lo vede immediatamente coinvolto nella diatriba scatenatasi intorno all’intestazione da attribuire all’istituto, che Cucciarelli s’impegnerà a far intitolare allo scultore Leoncillo Leonardi. In seguito deciderà di aprire uno studio a Spoleto. Nei primi anni Settanta l’impegno politico s’impone su tutto il resto e l’arte assumerà per lui I connotati di operazione sociale.
La scelta dell’Arte
Quando si tratterà però di scegliere fra carriera politica e impegno nell’ambito delle arti visive, l’artista opterà per quest’ultimo abbandonando definitivamente l’attivismo politico. Nel 1977 espone nelle sale della Pinacoteca Comunale di Spoleto una serie di lavori emblematica della fase geometrico- modulare, con la presentazione di Bruno Toscano. All’inizio degli anni Ottanta esauritasi la ricerca nell’ambito modulare il suo impegno si sposta verso la materia, oggetto di una indagine comune a molti artisti del Novecento, e che si manifesta in Cucciarelli attraverso un inesauribile interesse per le capacità espressive ed intrinseche del legno, dell’ottone e del ferro. Si decida perciò al recupero di materiali vecchi e nuovi solitamente acquistati in situ. Tranne rare eccezioni come dimostra ad esempio, in occasione del suo primo viaggio in Finlandia, in reperimento di un tronco di pino nordico in una segheria in Carelia. Dopo averlo rielaborato, il tronco è infine approdato a Milano ‘’trasformato’’ (come racconta l’artista) in scultura. Incontri significativi in questi anni sono quelli con Agapito Miniucchi, Piero Dorazio, Paolo D’Orazio e Enzo Brunori, con i quali parteciperà alla mostra ‘’Vitalità dell’Astrattismo’’ tenutasi a Palazzo Trinci tra il 1983 e il 1984. I suoi interessi spaziano anche nell’ambito del design e oggi più che mai in quello della progettazione architettonica. Le sculture spesso assumono una monumentalità assimilabile alle costruzioni architettoniche (anche se le loro dimensioni sono quasi sempre ridotte) e il metodo di progettazione ed elaborazione è mutuato da quello applicato in architettura.
Le fasi del lavoro di Cucciarelli
Le fasi del suo lavoro consistono nella esecuzione di una serie di disegni, poi di un progetto in scala e infine nella realizzazione della scultura. Tutti questi passaggi sono seguiti personalmente da Cucciarelli senza l’ausilio di assistenti. La sua passione lo ha portato a riprogettare l’antica casa in cui vive attualmente, ricostruita seguendo le regole dell’architettura spontanea attraverso anche le testimonianze degli anziani residenti della zona. Nei pressi della sua abitazione ha poi allestito il laboratorio che gli permette di lavorare sia il legno che il metallo. Se l’imprinting lo ha ereditato dal padre falegname, le conoscenze di un sapiente artigiano sono il frutto di una ricerca incessante alimentata da un’insaziabile curiosità da un desiderio di assoluta autonomia. Quello che era un suo profondo desiderio si è realizzato. A Curasci, frazione montana del Comune di Foligno a mille metri di altitudine, con il proprio lavoro e l’aiuto di sua moglie Elisabetta, ha realizzato una piccola casa – laboratorio che gli consente di trascorrere tutto il tempo possibile a contatto di una natura incontaminata e di girovagare nei boschi osservando come gli alberi crescano mantenendo tra loro un equilibrio che realizza una bellezza formale che trasmette poesia., e di vivere il piacere di respirare un’aria che si trascina una memoria storica carica di contenuti propri, dagli Italici fino ai montanari di due generazioni fa. L’istallazione a Curasci di opere realizzate con i materiali del luogo per il luogo nasce appunto dal modo di vivere il luogo stesso. Anche il desiderio di chiamare altri scultori ad istallare altre opere lungo i sentieri nasce dal desiderio di continuare ad interpretare il clima culturale che quest’area centro-appenninica esprime
Curatore della Mostra Filippo Floridia
La mostra resterà aperta fino al 17 novembre 2020
Orari galleria 15.30-19.00
Mattina e festivi, su appuntamento
Chiuso: domenica e lunedì